Ieri mi sono rivisto per l’ennesima volta questo film, meraviglioso, scritto da Ben Affleck e Matt Damon: Good Will Hunting. Un film del 1997 che quando uscì su Telepiù1 non persi l’occasione per registrarmelo. Quel VHS ce l’ho ancora, su una mensola a casa dei miei. Non so quante volte l’ho rivisto in questi anni, sta di fatto che, per motivi di studio, ho deciso di analizzarlo e me lo sono rivisto, in inglese con sottotitoli in lingua: ovviamente è ancora meglio di come me lo ricordassi – Esorto, come sempre, tutti a vedere i film in lingua, non c’è paragone (non me ne vorranno i nostri bravi doppiatori italiani).
Ci sono film che continuano a commuoverci pur rivedendoli ancora e ancora, credo sia il miglior premio per il gran lavoro che è stato fatto dagli attori, dagli autori, dal regista, dalle maestranze e dalla produzione.
C’è una scena di cui vi vorrei parlare in particolare, famosissima, tra il dottor Sean (Robin Williams) e Will (Matt Damon). Grazie, youtube:
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ed ecco la versione in italiano:
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Perché ogni volta questa scena mi piace? Mi piace certamente per il suo testo, certo, bellissimo. Parla di unicità, parla di punti di vista (averne uno e seguirlo), parla di fragilità. Ma soprattutto parla della grandezza dell’amore grazie a due ragazzacci della periferia di Boston che parlano di scoregge e di una mitica partita di baseball di 20 anni prima. Con ironia. E’ una scena che adoro perché Will e Sean sono fragili, complici, ironici e leggeri, nonostante sia parli di amore. Guardate com’è seduto Robin Williams, ad esempio. O come si infervorano quando parlano della partita, o ancora come ride di gusto Matt Damon per l’aneddoto della moglie di Sean. I loro occhi sono pieni di vita, pieni di immagini. E allo stesso tempo nascondono qualcosa, sono due vulcani pronti ad eruttare, ma trattengono questa tensione, la tengono dentro di sé.
La loro è una relazione autentica dietro alla telecamera, dove comico e drammatico ballano a suon di scoregge e passione, dove l’amore è vissuto pienamente perché è unico e perfetto nella sua stessa imperfezione. Così come sono le persone e conseguentemente gli attori, imperfetti, ma dalla consapevolezza della loro imperfezione nasce qualcosa di magico e unico: questo a patto però di mostrare senza timore le proprie fragilità, la propria ironia, la propria sensualità. Questo è un atto, un grandissimo atto di coraggio.
L’amore è proprio così. C’è domanda a cui Will non riesce a rispondere fino alla fine del film: che cosa vuole fare della sua vita? Cosa lo appassiona realmente? Quando ammetterà la propria fragilità, saprà dare una risposta a queste domande. E avrà una direzione. E tu, a che punto sei?
2 commenti su “Good Will Hunting e la relazione autentica”
Still I’m working on
Good boy! 😉