Una delle maggiori preoccupazioni dell’attore e soprattutto dell’allievo-attore riguarda la performance. Ed è una questione che non appartiene solo all’attore moderno, ma ha attraversato i secoli: anche Denis Diderot nel ‘700 ne parlava! E anche noi attori del XXI secolo non se siamo immuni. Cosa significa preoccuparsi per la propria performance? Significa essenzialmente essere preoccupati per se stessi e spesso è accompagnato da un comportamento in scena che tende al gigionesco. Una maschera che copre la nostra preoccupazione.
Insomma, chiedersi continuamente “Come sto andando? Sto andando bene? Sono bravo?” non è molto produttivo né tantomeno ci aiuta nell’interpretazione. Perché? Perché ci spinge verso un giudizio su noi stessi, sul nostro operato e non verso il primo compito che ogni attore deve avere, ossia quello di raccontare una storia. Quest’atteggiamento, quindi, non porta ad una interpretazione libera e sincera.
Ma è più legato all’autopromozione, all’autocompiacimento, alla ricerca della nostra approvazione. E spesso porta ad una recitazione falsata. Falsata dalla menzogna. La nostra mente è pre-occupata, ossia si occupa prima di cose altre. Invece la mente di un attore deve essere solo occupata su ciò che sta realmente agendo.Sul palcoscenico o sul set non si cerca mai una menzogna. Così come non si cerca mai di aggiungere qualcosa alla performance per fare in modo che il pubblico “capisca”. Cosa deve capire in più? Meglio lasciar perdere una risata in più o un colpo ad effetto, solo per strizzare l’occhio al pubblico, non ne ha bisogno. È la storia che deve andare avanti, non l’esibizionismo dell’attore. Serve solo per “slabbrare” e allentare le dinamiche del testo. Preoccuparsi quindi che il pubblico capisca il testo o che comprenda lo schema emotivo dell’idea del vostro personaggio non ha senso (l’idea del personaggio ce l’avete solo voi in testa e non si può trasmettere per via cerebrale, ma solo attraverso l’azione, vera e reale). È questo ciò che intendo per preoccuparsi della performance. Il pubblico viene a teatro o guarda un film per comprendere e gustarsi un dramma (una lotta tra personaggi) e per intuire dei sottotesti.
Un attore (in scena) non dovrebbe mai guardarsi dentro, mai! Dovrebbe tenere gli occhi bene aperti per vedere quello che l’altro attore sta facendo momento per momento, per capire di che si tratta e agire di conseguenza. (David Mamet)
Ma chi è un bravo attore? Quando un attore è bravo? La domanda è annosa e credo possa avere mille risposte. Anzi, credo che ognuno di noi potrebbe dare la sua definizione in base alle sue esperienze e al suo senso estetico. Ma vediamo cosa dice il dizionario.
Il Grande Dizionario Italiano (Aldo Gabrielli, ed. Hoepli) definisce:
Bravo Abile e capace nel compiere il proprio lavoro o la propria mansione.
Ma quando una persona è abile o capace? Qui si apre la discussione, che può avere mille diverse sfumature. Per me la bravura di un attore (ma si può estendere anche ad altri campi) si misura in relazione a qualcosa di specifico. Per spiegarmi prendo in prestito un termine anglosassone. In inglese c’è un termine che ricorda il nostro, è questa parola è “brave”, “coraggioso”. La bravura di un attore si misura per me in relazione al suo coraggio. Il coraggio di affrontare le proprie paure, i propri limiti, e il coraggio di ascoltare e vedere ciò che sta di fianco a lui. Il coraggio di “giocarsela” con gioia e determinazione, in ascolto a ciò che lo circonda.
E nella mia esperienza posso dire che il lavoro paga sempre, magari i frutti non arrivano nell’immediato, magari ci vuole più tempo, magari quel ruolo è stato affidato ad una persona che ritieni meno pronta di te etc…però se spinti dalla voglia di migliorarsi e dal desiderio di condividere le proprie emozioni in scena, allora tutto tornerà, come la marea. Nella vita come nell’arte.
Dedicato a tutti coloro che si sentono inadeguati.
3 commenti su “Sono un bravo attore? La preoccupazione, la performance e la bravura”
E’ un bellissimo articolo, l’ho letto con grande piacere!
Condivido pienamente ciò che hai scritto.
Bisogna avere il coraggio di affrontare le proprie paure i propri limiti.
Come scriveva P.Petit: “I limiti esistono soltanto nell’anima di chi è a corto di sogni”.
Articolo dalle riflessioni vere, utili e che vanno in profondità della questione. Sono un attore apprendista e principiante, essendo al mio primo vero anno di scuola, e spessissimo cado nell’errore di giudicarmi e di essere alla continua ricerca di promozioni e conferme, preoccupazioni queste che non fanno rendere molto nella performance. Ti ringrazio!