Ué, ma che cos’è il gesto psicologico?

INTRO

Pochi giorni fa, mentre ero per strada con il mio bell’Ipod a tutto volume (mi sa che stavo ascoltando Underdog dei Kasabian) mi ferma un ragazzo. Io mezzo rimbambito (erano le 9 del mattino, a quell’ora sono un mezzo cadavere che cammina) stacco le cuffie dall’orecchio e cerco di capire che vuole. Dopo qualche secondo metto a fuoco. Tutto si fa più chiaro. Mi sorride, gli sorrido – ebete, perché il mio cervello è ancora sul cuscino. Ok. Che vuole? Poi con cortesia mi spiega chi è e che mi ha visto a teatro e in tv, sa che sono un attore etc. Ora spero di non fare gaffes che in questi casi ci sono pure abituato. Chi mi conosce lo sa. Poi si fa serio in volto, mi fissa, si porta la lingua sulle labbra per inumidirle e a bruciapelo mi chiede (con autentico accento milanese d.o.p.): “Uè, ma che cos’è ‘sto gesto psicologico?”.  “Eh?! Scusa?”. Lo guardo e 

mi metto a ridere (“Aho, nun me starà mica a pija pe’ cculo?” – penso). No, no…Ho capito bene. Mi chiede proprio che cos’è il gesto psicologico. E lo ripete. Mi racconta che ad una cena tra amici (alcuni di loro studiano recitazione) ad un certo punto si comincia a parlare di “‘sta-roba-qui”. Lui, laureato in economia, non sapeva che cavolo fosse. Rideva come un demente (grazie anche alla mezza boccia di nero d’avola che si era scolato), ma non ne aveva proprio idea. Sapete quelle volte che siete con amici, salta fuori un discorso di cui apparentemente tutti sanno qualcosina e voi no e per evitare l’onta dell’ignoranza vi mettete a ridere ad ogni cosa per dare quel minimo senso di credibilità al vostro viso che annuisce. Annuendo a non so cosa, ma annuendo. Bhe, gli ho promesso che avrei scritto queste righe per lui (e per chi fosse incuriosito).

 

CHE COS’E’ IL GESTO PSICOLOGICO?

Il gesto psicologico è uno strumento sviluppato dal grande (e mitico ormai) pedagogo, regista e attore russo Michail Cechov (nipote di Anton Cechov). È stato creato per permettere all’attore di immergersi immediatamente nelle “vesti” del personaggio. Questo tipo di tecnica viene utilizzata soprattutto dagli attori americani (proprio negli Stati Uniti questa tecnica ha trovato ampia fortuna): per esempio Jack Nicholson, Anthony Hopkins e Johnny Depp hanno dichiarato di utilizzarla spesso e volentieri.

Michail Cechov era profondamente stimato e ammirato da K.S. Stanislavskij, Sanford Meisner, Lee Strasberg, Harold Clurman, Stella Adler e Uta Hagen. Molti pensavano che il suo brillante modo di recitare fosse merito di un talento che non si poteva insegnare. Tuttavia lo stesso Cechov ha speso molta parte della sua vita insegnando e sviluppando il talento di altri attori. Gli ultimi studi di Stanislavskij sono stati fortemente influenzati dal pensiero di Cechov e dalla fisiologia. Michail Cechov credeva fortemente nella profonda connessione tra psicologia e gesto fisico in modo da creare quello che noi chiamiamo oggi Gesto Psicologico.

Piccola premessa: secondo Cechov, un gesto è un movimento con un’intenzione ben precisa.

Il gesto psicologico (GP) è un movimento che esprime la psicologia del personaggio. Quest’ultima, per Michail Cechov, consiste nei pensieri, nei sentimenti e nella volontà dell’essere umano. In quest’ottica quindi il GP è un’espressione fisica dei pensieri, dei sentimenti e dei desideri del personaggio, inglobati all’interno di un unico movimento. Il discorso non si scosta molto dal concetto di Logo: prendiamo un logo, ad esempio la classica (ormai) mela morsicata di Apple; esso cattura l’essenza dell’azienda (del personaggio!) grazie alla forza di un’unica immagine.

Questo nel mondo del design, del marketing aziendale, della grafica. Ma lo stesso si può dire nel mondo della letteratura e della lingua. Infatti in tutte le lingue del mondo vi sono delle espressioni idiomatiche che fanno riferimento al mondo fisico e gestuale. Quando noi chiediamo “hai afferrato l’idea”? O diciamo: “bisogna sondare il campo”, “tagliare i ponti”, “tagliare i rami secchi”, “saltare di gioia”, “schivare i problemi” etc. Sono gesti che sono entrati nella nostra mente e sono stati “idealizzati”. Certo che l’aspetto fisico ha fortemente a che fare con quello che idealmente vorremmo fare.

Così, in un unico movimento, il GP risveglia nell’attore l’essenza del personaggio, mettendo in relazione i pensieri dell’attore, i suoi sentimenti e i suoi obiettivi con quelli del personaggio. Quando tutto ciò accade, allora la camminata, l’espressività, la voce e le intenzioni sono tutte ispirate da un’immagine che nutre l’attore. Spesso il GP viene compiuto prima della scena per scatenare e innescare l’arte dell’attore. Durante la scena, invece, se si ha perde di forza o di concentrazione un utile modo per “riattivare” il personaggio è quello di immaginare e visualizzare nella mente il GP del personaggio. Quindi il Gp può essere sia fisico (ossia può essere compiuto) che (molto più spesso) potenziale (immaginato).

Si possono anche utilizzare oggetti per comunicare e trasmettere un gesto psicologico. Nel film Missing (1982) Jack Lemmon è un uomo frustrato che cerca di trovare suo figlio. Cosa sceglie Jack Lemmon come gesto psicologico? Il lavoro su un cappello. Utilizza infatti il suo cappello come se fosse un coperchio per tenere insieme le sue emozioni (o uno scudo per difendersi). Quando alla fine perde il controllo, il cappello cade e il personaggio comincia a cedere…

Alcuni esempi di gesti psicologici (ce ne sono infiniti):

  • lo sbadiglio
  • ruotare gli occhi
  • fare stretching al collo
  • coprirsi la bocca
  • dare un piccolo strattone a qualcuno
  • mettere una mano dietro alla testa, rilassato
  • accartocciare un foglio di carta

Tutti questi gesti possono risultare psicologici solo nel momento in cui sono riempiti da motivazioni, altrimenti sono meri movimenti privi di significato. Dunque, il GP è utile perché stimola e nutre la creatività artistica dell’attore. E non ha niente a che vedere con i vari gesti che l’attore compie in scena o durante le prove. Sono due aspetti separati. Diciamo che il GP è il gesto essenziale di preparazione al gesto fisico in scena del personaggio. È un movimento interiore, dinamico e incessante. Una sorta di benzina per il personaggio e l’attore.

Stanislavskij, ad esempio, non parlava di gesto psicologico, ma attraverso il suo sistema l’attore arrivava a creare pienamente il personaggio (stimolando altri elementi dell’attore) e a trovare una sorta di gesto psicologico per via intuitiva e di talento.

Il GP è quindi una sintesi di tre elementi: immagini, emozioni e desideri del personaggio. E tutte e tre queste funzione devono essere presenti al suo interno.

Per fare questo è necessario che l’attore sviluppi sia una grandissima sensibilità nell’utilizzo del suo corpo sia una forte capacità d’immaginazione.

Questa è una breve sintesi del complesso mondo legato al gesto psicologico. Spero che di aver chiarito le idee all’amico economista, gran bevitore di nero d’avola! Ok, ora riaccendo l’Ipod e mi rimetto ad ascoltare i Kasabian!

Bau bau

 

 

Piccola nota: il gesto psicologico non ha niente a che vedere con tic o autismo. Mentre si lavora su questo strumento, uno dei problemi che può saltare fuori è che diventi un tic del personaggio o che il personaggio stessi tenda a divenire “autistico” nel momento in cui ricorre al GP. Ecco, in questo caso, siamo fuori strada (a meno che il personaggio non abbia problemi psichici o nevrotici).

 

Un piccolo estratto dal film:

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